sabato 5 marzo 2016

Introduzione



     I pochi che leggeranno questo lavoro si domanderanno certamente perché scrivere un libro su parole del tutto o quasi del tutto sconosciute alla maggior parte dei parlanti. Esistono delle buone motivazioni, innanzi tutto mostrare a coloro che non lavorano con le parole che la lingua italiana è molto più vasta e complessa di come appare consultando un normale dizionario scolastico che riporta per lo più voci relative all’ambito letterario. In realtà la nostra lingua ha una vasta quantità di sottocodici che spaziano dalle arti ai mestieri, dalla tecnica alla scienza, dallo sport al tempo libero e così via e ognuno di essi ha una quantità di vocaboli non indifferente che entrano a pieno titolo a far parte del lessico. Non dimentichiamoci poi che alcuni potrebbero esseri spinti dalla curiosità o da un maggiore spirito di conoscenza ad acquisire parole utili per capire meglio i termini di una ricetta medica, di un libro di scienze, di geografia, di astronomia o di qualunque altra materia di solito riservata agli addetti ai lavori. L’Italia nella sua lunga storia ha avuto molti popoli autoctoni, ma anche molti ospiti stranieri diversi per costumi e lingue e ognuno ha lasciato la sua eredità linguistica non solo nel vocabolario popolare, ma anche in quello letterario e dotto. Senza citarli tutti basterà ricordare i Greci della Magna Grecia, gli Etruschi, i Romani e poi, dopo la caduta dell’impero, le popolazioni barbariche, e poi gli Arabi, i Bizantini, gli Svevi, gli Aragonesi, gli Angioini, i Normanni, e poi ancora gli Spagnoli, i Francesi, gli Austriaci. Non dimentichiamoci poi che oggi, anche le lingue sono soggette alla globalizzazione per cui molti forestierismi sono entrati nel dizionario della lingua italiana. È evidente che questo lavoro non ha la pretesa di essere esaustivo, ma mi auguro che sia sufficiente a far comprendere ai lettori quanto vasta e quanto varia sia la nostra lingua.