I pochi che leggeranno questo lavoro si
domanderanno certamente perché scrivere un libro su parole del tutto o quasi
del tutto sconosciute alla maggior parte dei parlanti. Esistono delle buone
motivazioni, innanzi tutto mostrare a coloro che non lavorano con le parole che
la lingua italiana è molto più vasta e complessa di come appare consultando un
normale dizionario scolastico che riporta per lo più voci relative all’ambito
letterario. In realtà la nostra lingua ha una vasta quantità di sottocodici che
spaziano dalle arti ai mestieri, dalla tecnica alla scienza, dallo sport al tempo libero e così via e ognuno di essi ha una quantità di vocaboli non
indifferente che entrano a pieno titolo a far parte del lessico. Non
dimentichiamoci poi che alcuni potrebbero esseri spinti dalla curiosità o da un
maggiore spirito di conoscenza ad acquisire parole utili per capire meglio i
termini di una ricetta medica, di un libro di scienze, di geografia, di astronomia
o di qualunque altra materia di solito riservata agli addetti ai lavori.
L’Italia nella sua lunga storia ha avuto molti popoli autoctoni, ma anche molti
ospiti stranieri diversi per costumi e lingue e ognuno ha lasciato la sua
eredità linguistica non solo nel vocabolario popolare, ma anche in quello
letterario e dotto. Senza citarli tutti basterà ricordare i Greci della Magna
Grecia, gli Etruschi, i Romani e poi, dopo la caduta dell’impero, le
popolazioni barbariche, e poi gli Arabi, i Bizantini, gli Svevi, gli
Aragonesi, gli Angioini, i Normanni, e poi ancora gli Spagnoli, i Francesi, gli
Austriaci. Non dimentichiamoci poi che oggi, anche le lingue sono soggette
alla globalizzazione per cui molti forestierismi sono entrati nel dizionario
della lingua italiana. È evidente che questo lavoro non ha la pretesa di
essere esaustivo, ma mi auguro che sia sufficiente a far comprendere ai lettori
quanto vasta e quanto varia sia la nostra lingua.